Any worthwhile feeling?

Erano passati diversi giorni da quando era praticamente fuggita da casa di Jonas dopo quella notte così strana e quel risveglio ancora più strano ma che tutto sembrava così perfetto per lei.
Il problema era la paura che provava per quel suo modo di considerare la situazione e la paura che Jonas potesse usarla e prenderla in giro, per la prima volta dubitava di se stessa.
Ma avendo un certo caratterino, dopo non aver ricevuto le sue chiamate, dopo non averlo più visto, decise di tornare a casa sua sul piede di guerra, pronta ad addossare a lui la colpa di quel recente allontanamento.
Si ritrovò davanti alla porta di casa di Jonas e suonò in modo insistente il campanello mentre già sentiva quella forza abbandonarla, sempre più consapevole che gli sarebbe caduta fra le braccia.

Era quasi pronta a perdonarlo, ma sbattergli la porta in faccia e dirgli quelle cose l'aveva fatta di nuovo rinsavire.
< Che ti prende ora?
Non sono venuta qui per sentire uno dei tuoi cambi di umore! >
Disse entrando anche se non gli aveva dato per nulla il permesso.
< Sono qui perchè abbiamo un discorso in sospeso. >
Rispose con lo stesso tono.
Non sapeva come si affrontavano certe situazioni, ma di certo Silken avrebbe trovato il modo meno convenzionale.
Non era capace di fare le cose con calma e tranquillità.

Silken lo seguì in cucina e continuò a parlare rispondendo a tono a quelle sue osservazioni.
< Io avevo paura?
Se sei stato tu ad alzarti da quel letto perchè dovevi preparare la colazione, fammi il piacere, se non sei capace di tenere la faccia quando metti fai prima a stare zitto e tenerti per te certe stronzate! >
E dicendo ciò si avvicinò al frigo.
Nuovamente senza chiedere il permesso lo aprì e si chinò a guardare cosa ci fosse per poi prendere una bottiglia di birra.
E diciamo pure che quando si chinò ci fu una bella visuale del suo fondo schiena coperto da quei corti pantaloncini, come se non bastasse la camicia rossa a scacchi sbottonata.

La ragazza si aprì la birra e fece un lungo sorso senza sedersi da nessuna parte, era troppo nervosa per sedersi e parlare da persone civile.
< Non parli?
Bhe, lo farò io visto che a questo punto sono certa di avere più palle di te per dire come stanno le cose... >
E non era affatto vero perchè stava parlando sentendosi sempre più a disagio.
< Dio!
Ti ho detto che forse mi sono innamorata di te, so quanto ti piace fare lo stronzo ma ora potresti almeno parlarmi! >
Anche se era li e non sapeva bene cosa voleva sentirsi dire da lui, voleva poter avere una conversazione, un qualcuno da di concreto, perchè di certo quel sentimento la stava facendo impazzire.

Quando si alzò appoggiò la birra al tavolo e vi appoggiò sopra le mani chinandosi un po' aspettando una reazione mentre parlava e quando avvenne ci rimase un po' sorpresa.
Non per il tono, no di certo, ci voleva ben altro a metterla in soggezione, infatti quel ben altro era quel "mi ero innamorato di te".
< ... Avresti potuto chiamarmi! >
Disse dopo essere rimasta ammutolita qualche secondo.
< Venire da me, ripetermi quelle tre cazzo di parole che tanto mi stanno facendo andare fuori di testa! >
Continuò con lo stesso tono, ma stava lentamente cedendo, sentiva quella strana e piacevole sensazione allo stomaco che aveva sentito anche la prima volta che gli aveva sentito pronunciare quelle parole.

Dannazione, quella era l'unica cosa che riusciva a pensare in quel momento, dannazione.
Si malediceva nuovamente da sola per quello che aveva detto e ridetto, per avergli dato contro, ma anche se non lo sembrava era felice che non fosse stato lui a cedere come solitamente facevano tutti gli altri.
< Allora... >
Disse cercando di dare un contegno al suo tono di voce mordendosi le labbra.
< ... Mi ami? >
Era passata dal volergli continuare ad urlare conto a voler strappare i vestiti di dosso alla prima persona di cui si era innamorata, si sentiva più lunatica del solito!

Lo guardava negli occhi, nonostante tutto riusciva a sostenerne lo sguardo.
Trattene il respiro, continuando a mordersi le labbra per evitare di parlare ancora e mettergli fretta ma quando lo fece, sul volto della ragazza comparve un piccolo sorriso, che si poteva quasi definire dolce ed abbassò gli occhi chiari.
Si avvicinò lentamente a lui ed appoggiò le braccia sulle sue spalle , rendendosi conto troppo tardi che era leggermente arrossita.
Non immaginava che sarebbe successo tanto presto ma ecco che aveva appena mandato al diavolo gli ultimi neuroni che ragionavano con una certa giusta logica...
< Scusa. >
Disse poi dandogli un bacio sulle labbra, parlò piano per scusarsi delle urla e le accuse di poco fa.

Si allontanò appena dalle sue labbra, quello che bastava per guardarlo in volto ed esaudire quel suo desiderio.
< Ti amo Jonas. >
Disse con un altro lieve sorriso.
Era così surreale che quei due si fossero appena dichiarati quell'amore che tanto avevano disprezzato fino a quel momento.
< Ora siamo ufficialmente due ipocriti... >
Scherzò la ragazza sorridendo ed appunto pensando a quanto l'idea di essere innamorati fosse sciocca, di come ne avevano parlato male anche nelle loro chiacchere che si erano fatte via via più frequenti.